venerdì 25 luglio 2008

La realtà, i suoi limiti, i suoi infiniti

Cos'é la realtà??? Se si cerca sul dizionario si trova la dicitura: "tutto ciò che esiste, che si può osservare tangibilmente" una descrizione piuttosto misera, riduttiva alla sola sfera delle sensazioni percepibili dal nostro corpo e dai suoi recettori esterni che spesso e volentieri ingannano. Il nostro corpo è strutturato per ricevere gli stimoli esterni ma è il nostro cervello che li trasforma facendoli diventare sensazioni più o meno piacevoli, dov'é quindi che termina la realtà "fisica" e comincia la realtà "mentale"??? Se per assurdo si potesse scollegare a piacimento il nostro sistema nervoso la cosidetta realtà cesserebbe di colpo di esistere, non proveremmo più il dolore, la fatica, la fame ma neppure i piaceri che da esso si possono trarre, dando luogo ad una sofferenza mentale inimmaginabile. L'ovvia conclusione è che realtà "fisica" e realtà "mentale" sono assolutamente interdipendenti tra loro, l'una non può esistere senza l'altra, ma questa condizione purtroppo non ci permette di cogliere la vera essenza della realtà, una realtà pura da influenze esterne che possano ingannare la nostra mente. La nostra corporeità limita la nostra capacità di apprendimento, ci impedisce di andare oltre il tangibile quotidiano, è una gabbia dentro cui siamo perennemente imprigionati senza che ci sia data la possibilità di fuggirne. La mente ha comunque capacità di spaziare nella cosidetta realtà e andare oltre ad essa, nelle infinite possibilità una delle più affascinanti è che in verità noi non si sia altro che dei pensieri; pensieri autonomi o generati da qualcun'altro questo non è dato saperlo. Se siamo dei pensieri autonomi ognuno avrebbe una propria realtà, creata a proprio uso e consumo; in un caso simile non avremmo bisogno di nulla di fisico ma a lungo andare la solitudine (mentale) prenderebbe il sopravvento, portandoci alla necessità di costruire un mondo "fisico" in cui poter interagire con altri pensieri generati dal profondo della nostra stessa mente. Quindi i nostri amici, gli amori, i genitori e tutto quanto ci circonda non sarebbero altro che una proiezione del nostro Io, a cui diamo una forma per sfuggire alla solitudine e in effetti nessuno di noi può dire di conoscere tutti gli abitanti del mondo, ne conosciamo solo una parte, quella con cui interagiamo. Questa condizione ci permette di essere Dio, in quanto creiamo il "mondo", ma nello stesso momento siamo anche vittima e carnefice di noi stessi, incapaci di fuggire la nostra solitudine. Se siamo generati da qualcun'altro e siamo quindi il pensiero di una entità superiore non siamo altro che dei sogni, stiamo "vivendo" il sogno di qualcuno, siamo i suoi attori e comparse e recitiamo come burattini una parte del copione (con i suoi eroi e i suoi malvagi) in costante aggiornamento, fino al momento in cui non gli serviamo più e sopraggiunge inevitabilmente la morte. In questa condizione la nostra "vita" è insignificante, legata alle decisioni estemporanee di una entità invisibile di cui non si conosce il progetto, basterebbe che questa entità si risvegliasse per far cessare di colpo tutta la nostra "realtà" e chissà quante volte può essere accaduta una cosa simile. Vi lascio con un filmato (in inglese), tratto da un film in claymotion del 1985, dal titolo: "Le avventure di Mark Twain" dove i ragazzi Tom Sawyer, Huckelberry Finn e Heleonore (personaggi dei libri di Twain) accompagnano Twain nel suo incontro con la cometa di Halley; il filmato è riferito al libro "Lo straniero misterioso", i ragazzi incontrano la figura di un angelo chiamato Satana che si dice incapace di compiere atti malvagi. L'ultima frase detta dall'angelo è significativa rispetto al discorso di realtà: "Life itself is only a vision, a dream, nothing exists save empty space, and you, and you are but a thought" (La vita non è che una visione, un sogno, nulla esiste tranne spazi infiniti, e tu, e tu non sei altro che un pensiero).